Cia Ferrara: un grande errore escludere gli agricoltori dagli Stati Generali del Paesaggio
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FERRARA – Cia – Agricoltori Italiani Ferrara è amareggiata dalla decisione del ministro Dario Franceschini di non coinvolgere gli agricoltori durante gli Stati Generali del Paesaggio, una due giorni organizzata a Roma per parlare di spreco del suolo, tutela dell’ambiente e, appunto, della straordinaria bellezza del paesaggio del nostro paese.
«Noi agricoltori ci sentiamo i grandi esclusi di questa importante iniziativa – commenta Stefano Calderoni, presidente provinciale Cia Ferrara – e il fatto più grave è che sia stato un ministro ferrarese a prendere questa decisione. Dario Franceschini dovrebbe conosce bene il territorio da dove proviene, un esempio perfetto di paesaggio antropico, dove l’opera dell’uomo convive in maniera equilibrata con la natura, tanto che Ferrara e il suo Delta hanno ricevuto il Mab Unesco. Per questo, a nostro avviso, il primo pensiero del ministro avrebbe dovuto essere proprio per gli agricoltori che a Ferrara e nel nostro paese contribuiscono quotidianamente al mantenimento di questo equilibrio».
L’assenza degli imprenditori agricoli pesa ancora di più all’associazione, che da molti anni lavora perché la tutela del territorio, anche grazie a un tipo di agricoltura più sostenibile, sia garantita proprio dagli agricoltori come veri e propri “Custodi della terra”.
«Domenica scorsa – continua Calderoni – nel corso della celebrazione per i 40 anni di Cia – Agricoltori italiani, ho ribadito il grande valore che terra e ambiente hanno per la nostra associazione. L’idea di un agricoltore che “rovina” il paesaggio è obsoleta e falsa, tanto che da qualche anno Cia ha messo in piedi un progetto con un nome che parla da solo: “Il territorio come destino”. Un modo per ribadire in maniera decisa che lo sviluppo di aree rurali, in armonia con il paesaggio naturale, è una priorità assoluta. Per questo – conclude il presidente provinciale dell’associazione – sarebbe assolutamente d’obbligo per il ministro Franceschini convocarci per ascoltare la voce di chi, ogni giorno, contribuisce a plasmare il paesaggio con rispetto e a salvaguardare il suolo dove vive e lavora. Perché il paesaggio agricolo è un bene che fa parte del patrimonio culturale italiano».
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