Emergenza fauna selvatica: un aiuto dalla Regione, ma non basta
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Da CSO Italy
A disposizione 180 mila euro per l’acquisto di mezzi utili per prevenire i danni da fauna selvatica. Misure utili ma insufficienti a contenere un fenomeno fuori controllo in alcune zone del ferrarese
FERRARA – Gli imprenditori agricoli regolarmente iscritti alla Camera di Commercio potranno usufruire del contributo regionale per l’acquisto di mezzi di protezione dalla fauna selvatica quali recinzioni, shelter, protezioni elettriche, acustiche e visive con sagome. La domanda dovrà essere presentata entro il 2 ottobre e il contributo massimo per azienda è di 2.500 euro, che dovranno essere spesi entro il 31 dicembre 2017. Secondo Cia – Agricoltori Italiani Ferrara si tratta di un intervento necessario, ma non sufficiente a contenere il dilagare di alcuni specie che stanno, ormai da molto tempo, provocando problemi agli agricoltori. E non si tratta solo della ben nota emergenza nutrie, perché a far danni sono anche stormi, colombe, anatre, volpi e lepri come spiega Massimo Piva, vicepresidente provinciale Cia Ferrara.
«Quando parliamo di danni provocati da fauna selvatica – spiega Piva – non si può che citare l’emergenza nutrie, che ormai non è più nemmeno un’emergenza ma una costante nel ferrarese, dove si registrano il 50% dei danni di tutta l’Emilia-Romagna. Il Piano regionale non funziona come dovrebbe, perché non è tarato per la nostra realtà territoriale, visto che il contenimento è affidato a lavoro di volontari coadiutori che lo fanno nel tempo libero e sono fortemente osteggiati dalle associazioni animaliste. Problemi noti, che non saranno risolti da contributi una tantum, anche perché in questo caso non coprono l’acquisto di gabbie e quindi sono del tutto insufficienti.
Oltre alle nutrie però ci sono stormi, cornacchie e gazze che mangiano frutta e ortaggi; colombi e tortore che raccolgono i seminati, tranciano le piante di soia in corrispondenza del terreno e danneggiano fortemente riso e grano. Anche le anatre (folaghe e germani) sono ghiotte del riso in germinazione, mentre lepri e fagiani sono capaci di fare davvero dei disastri su cucurbitacee e mais e le volpi devastano pollai e allevamenti. Queste popolazioni stanno crescendo in maniera incontrollata e i danni alle colture sono di tale entità che occorrono interventi decisi e capillari, un piano per il contenimento meglio gestito e organizzato e soprattutto specifico per un territorio ampio e diversificato come quello ferrarese. Occorre anche lasciare più libertà a chi opera in campagna, per consentire loro di fare un lavoro efficace e puntuale, altrimenti la situazione continuerà a peggiorare. Per gli agricoltori i danni da fauna selvatica non sono un fatto secondario – conclude Piva – ma molto grave perché si va ad aggiungere alla difficoltà generale di fare reddito. Se la marginalità viene erosa da fattori che non hanno niente a che vedere con la capacità imprenditoriale, ma derivano dalla mala gestione di un problema, diventa davvero difficile lavorare nel settore».
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