di Federica Mammina
Ancora oggi, in tutto il mondo, ci sono molte, troppe forme di schiavitù, che spesso purtroppo riguardano i minori. Una di queste è la piaga delle spose bambine. Save the Children parla di 15 milioni di ragazzine che ogni anno contraggono il matrimonio prima di aver compiuto i 18 anni, e 4 milioni che non hanno ancora compiuto i 15 anni. Praticamente una ogni 7 secondi. Bambine che nell’età in cui dovrebbero giocare, studiare, sognare il proprio futuro, vengono costrette, nella maggior parte dei casi proprio dalle famiglie di origine, a sposarsi con uomini anche di molto più grandi di loro e ad avere dei figli. Vengono considerate come oggetti, scambiate dalla propria famiglia per ottenere benefici economici, considerate di proprietà dello sposo, vessate psicologicamente e fisicamente.
Sono ancora troppi i paesi del mondo in cui è diffuso questo aberrante fenomeno. Il terzo paese tra coloro che vantano questo orribile primato è il Bangladesh, che pochi mesi fa è stato oggetto di una serrata campagna da parte delle associazioni per i diritti umani per impedire che venisse approvata una legge. La legge in questione, poi approvata, che modifica la Child Marriage Restraint Act che prevedeva l’età minima di 18 anni, consente alle minori di 18 anni di sposarsi per volontà dei genitori “in circostanze particolari e per il loro bene”.
Unica garanzia: le singole situazioni devono essere valutate da tribunali locali. Davvero difficile credere sia garantito l’interesse delle minori, in luoghi dove la povertà, la disperazione e arcaiche tradizioni culturali costituiscono il terreno fertile per il proliferare di questo fenomeno.
Difficile crederlo anche solo perché non esistono eccezioni in cui questa pratica possa essere accettata, e non esistono situazioni in cui un atto contro natura possa generare del bene.
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Redazione di Periscopio
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