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di Federica Mammina

“Sono uomo e sono incinta”. Questo è ciò che ha voluto condividere su Facebook Trystan Reese, 34 anni dell’Oregon, insieme al marito Biff Chaplow. Con tanto di foto che testimoniano la crescita del pancione ed i vari escamotage per camuffarla, non si è limitato a condividere solo la notizia, senza dubbio eccezionale, ma ha pensato di condividere tutto il periodo della gravidanza rispondendo tramite i social alle domande e curiosità di chiunque.
Trystan è un transgender che, come si può ben immaginare, non ha completato il suo passaggio dal genere femminile a quello maschile perché, dichiara lui stesso, “nascere con questa fisicità è stato un dono” e quindi lui ha fatto di tutto per mantenerla tale. Con il marito ha due figli adottivi ed è da poco diventato padre (o madre?).
Al di là dei dubbi sul caso specifico (la mia mente vacilla nel tentativo di comprendere quale equilibrio possa avere una persona che si sente a proprio agio in una tale confusione che riguarda non soltanto il proprio corpo, ma di conseguenza il modo di sentire, comportarsi e relazionarsi con il prossimo) viene da chiedersi se esista un limite oltre il quale l’uomo non dovrebbe spingersi, e quale sia.
È davvero giusto abbattere ogni ostacolo che la natura ci pone? È davvero giusto ottenere tutto ciò che la mente può immaginare e il cuore desiderare? È davvero giusto sovvertire l’ordine naturale delle cose e quali conseguenze ci potrebbero essere in futuro?
A volte temo che certi limiti vengano superati non tanto perché lo si ritenga giusto, quanto piuttosto per dimostrare che sia possibile. E trasformare l’impossibile in realtà dà un senso di onnipotenza.
Ma il potere è una droga, crea dipendenza, con il rischio che alla lunga dia anche alla testa.

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Redazione di Periscopio



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