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Da Regione Emilia Romagna

Obiettivo: ampliare i servizi per i cittadini e rafforzare competitività, attrattività e fruibilità turistica del territorio.
L’intesa è stata siglata oggi a Ferrara dall’assessore regionale Patrizio Bianchi e da Nicola Rossi, sindaco di Copparo e referente dell’Area interna Basso Ferrarese, una delle quattro dell’Emilia-Romagna. Sono coinvolti 12 Comuni, per un’estensione di oltre 1.000 chilometri quadrati e 95 mila abitanti. Risorse messe in campo dal Governo e dalla Regione attraverso i programmi dei fondi strutturali europei.

Bologna – 7 milioni e 500 mila euro per lo sviluppo del Basso Ferrarese. Un’area di oltre 1.000 chilometri quadrati, che conta 95mila abitanti e 11 comuni compresi in 2 Unioni (Unione Terre e Fiumi e Unione Delta Po), oltre al comune di Comacchio.
Sono le risorse messe in campo dal Protocollo d’intesa siglato oggi a Ferrara, nella sala del Consiglio del Castello, da Patrizio Bianchi, assessore regionale al Coordinamento delle politiche europee allo sviluppo, e Nicola Rossi, sindaco di Copparo e referente dell’area interna Basso Ferrarese, alla presenza del presidente della Provincia di Ferrara, Tiziano Tagliani.
“Questa azione è un segnale concretissimo di rilancio del territorio ferrarese, a partire proprio dall’area tra il fiume e il mare che è il cuore di questa terra- ha detto l’assessore Patrizio Bianchi- La progettazione degli interventi ha già unito i territori, stanno lavorando assieme tutti i Comuni del copparese, quelli dell’Unione Terre e Fiumi e tutta la parte che riguarda il Delta e Comacchio. L’idea è quella di ritornare ad investire sul territorio, la Regione non solo mette a disposizione le risorse ma anche le sue capacità organizzative e progettuali per dare corpo a questo accordo”.
L’accordo – raggiunto nell’ambito della Strategia per le Aree interne voluta dal Governo e affidata per l’attuazione all’Agenzia nazionale per la coesione territoriale – prevede un piano di interventi e investimenti per rafforzare i servizi per i cittadini (quindi contrastare lo spopolamento e favorire l’invecchiamento attivo della popolazione) e valorizzare al tempo stesso i punti di forza del territorio a sostegno della competitività, del capitale umano, dell’attrattività e della fruibilità turistica. Quindi favorire l’insediamento di nuove imprese, aumentare le connessioni tra la città di Ferrara e il mare Adriatico, potenziare la banda larga e il trasporto pubblico, salvaguardare le risorse ambientali.
In particolare, 3,75 milioni di euro stanziati dalla Legge di stabilità 2015-17 sono destinati ai servizi per le comunità locali (sanità, istruzione, mobilità); gli altri 3,7 milioni, messi in campo dalla Regione attraverso i programmi dei Fondi Strutturali europei 2014-20 (Fse, Fesr e Feasr), vanno a finanziare gli interventi di tutela e valorizzazione degli asset territoriali.
Il progetto strategico delineato dal Protocollo dovrà essere sviluppato entro l’estate, per arrivare in autunno alla sottoscrizione di un Accordo di Programma Quadro tra Regione Emilia-Romagna, Comuni coinvolti e Amministrazioni centrali (ministeri dell’Istruzione, Sanità e Trasporti). L’idea guida della strategia di crescita è quella di creare collegamenti per ricucire le tante potenzialità che caratterizzano l’area: il primo ponte è rappresentato dal territorio stesso, che costituisce il trait d’union tra la Città di Ferrara e il mare Adriatico, per fornire alla Città d’Arte e alla costa una complementarietà che contribuisca al rafforzamento di entrambi i sistemi. Ma tra i collegamenti si pensa anche ad un ponte “generazionale”, per favorire la trasmissione di esperienze e di conoscenze che consentano alle nuove generazioni di valorizzare al meglio le opportunità offerte dal territorio e, infine, alla più immateriale delle connessioni, quella offerta dalla banda ultra larga.

Le azioni messe in campo
Tra le azioni individuate, la definizione di un pacchetto localizzativo per aumentare l’attrattività dell’area e favorire l’insediamento di nuove imprese attraverso accordi, agevolazioni e snellimento burocratico, la riqualificazione della filiera agro-alimentare e della venericoltura, lo sfruttamento delle filiere locali di energia rinnovabile. Altri interventi per lo sviluppo locale riguardano la salvaguardia, il ripristino e il miglioramento della biodiversità, anche in chiave di valorizzazione interregionale della Riserva Mab Unesco Parco del Delta del Po, e lo sviluppo di esperienze di “Agricoltura di precisione”, accompagnate dalla promozione dell’accesso alla terra alle nuove generazioni.
E ancora: saranno messi a punto i servizi su telemedicina e tele-assistenza, grazie al potenziamento dell’infrastrutturazione in banda ultra larga; nell’ambito dell’istruzione e della formazione si rafforzeranno i servizi extrascolastici e si investirà sul raccordo tra scuola, impresa e territorio attraverso un patto con le imprese per l’alternanza scuola-lavoro e il progetto bandiera “Polo della formazione sui mestieri dell’acqua, della terra e del fuoco”; per quanto riguarda la mobilità, si punta al miglioramento del trasporto pubblico locale (gomma/ferro) con particolare attenzione agli studenti e ai cicloturisti anche nell’ottica dell’intermodalità (ferrovia Ferrara-Codigoro).

La strategia per le Aree interne
Le Aree interne rappresentano una parte ampia del Paese – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione – assai diversificata al proprio interno, distante da grandi centri abitati e con traiettorie di sviluppo instabili ma dotate di risorse che mancano alle aree centrali, con problemi demografici ma anche con un forte potenziale di attrazione.
Il Governo, con il Piano nazionale di riforma, ha adottato la Strategia di sviluppo per contrastare la caduta demografica e rilanciare la crescita e i servizi di queste zone, mettendo a disposizione fondi ordinari della legge di stabilità e fondi comunitari. L’Agenzia nazionale per la coesione territoriale è il soggetto responsabile dell’attuazione.
L’Emilia-Romagna, nell’ambito della Strategia nazionale, ha individuato quattro aree interne: oltre al Basso Ferrarese, l’Appennino Emiliano, l’Appennino Piacentino Parmense e l’Alta Valmarecchia.

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