Skip to main content

da: ufficio stampa Coldiretti

La top ten dei cibi che inquinano fa il paio con i falsi prodotti made in Italy che generano un giro d’affari mondiale di oltre 60 miliardi di euro. Più informazione, educazione e trasparenza per il bene del settore.

Dalle ciliegie cilene ai mirtilli argentini fino agli asparagi del Perù salgono sul podio della top ten dei cibi che inquinano perché arrivano sulle tavole degli italiani dopo lunghi viaggi con mezzi inquinanti che consumano petrolio ed emettono gas ad effetto serra. E’ quanto emerge dal Dossier “Lavorare e vivere green in Italia” con la top ten dei cibi che inquinano di piu’, elaborato in occasione della Giornata mondiale dell’ambiente proclamata dall’Onu e presentato al Nelson Mandela Forum di Firenze, dove sono giunti diecimila coltivatori provenienti dalle diverse regioni insieme al Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e ai Ministri dell’ambiente Gian Luca Galletti e dell’agricoltura Maurizio Martina. Nella lista dei prodotti a rischio ci sono anche le rose dell’Ecuador per le quali – sottolinea la Coldiretti – sono state denunciate anche situazioni di sfruttamento del lavoro, condizioni a rischio per la salute, messa in pericolo dai numerosi prodotti chimici con cui sono trattati i fiori e la mancanza di tutele sindacali. Nell’elenco ci sono anche le more del Messico i cocomeri del Brasile, i meloni di Guadalupe, i melograni da Israele e i fagiolini dall’Egitto che arrivano sulle tavole a causa della cattiva abitudine di consumare fuori stagione alimenti di cui – continua la Coldiretti – è ricca anche l’Italia. E’ stato calcolato che – sottolinea la Coldiretti – un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l’emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per piu’ di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica e gli asparagi dal Perù viaggiano per oltre 10mila km, bruciando 6,3 chili di petrolio e liberando 19,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei. Secondo la Coldiretti consumando prodotti locali, di stagione e a chilometri zero e facendo attenzione agli imballaggi, una famiglia può arrivare ad abbattere fino a mille chili di anidride carbonica l’anno. “Fare la spesa con attenzione all’ambiente significa anche impegnarsi per il territorio, la cultura, le tradizioni ed i prodotti che rendono il Made in Italy unico e competitivo nel mondo e quindi sostenere l’economia e il lavoro in Italia in un difficile momento di crisi”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
E quando non sono questi prodotti a causare problemi ambientali, ecco arrivare i “tarocchi” e le contraffazioni che speculano sui prodotti che richiamano il nostro migliore made in Italy e che generano un giro di oltre 60 miliardi di euro sui mercati mondiali.
Ed è stato l’inviato di Striscia la Notizia, Jimmy Ghione, a presentare il “carrello degli orrori”, dai tanti improbabili salami, ai vari parmesan e cambozola, ai ravioli napoletani, per finire con i wine kit e cheese kit per produrre in casa “vere schifezze” come è stato documentato nei mesi scorsi dalla trasmissione televisiva e dal responsabile sicurezza alimentare di Coldiretti, Rolando Manfredini, acquistando in vari paesi europei ed extra europei cibi taroccati che rubano spazio ai veri prodotti italiani.
Ha fatto seguito anche l’apertura in diretta di una forma di similgrana, che può essere scambiata per Parmigiano o Grana ma della quali nulla è dato sapere sul latte d’origine né sui metodi di produzione e che può entrare anche nei banchi dei nostri negozi senza troppe difficoltà.
“Sapere esattamente e precisamente cosa si mangia è un diritto inalienabile dei consumatori e per questo occorre una etichetta d’origine chiara e trasparente e norme severe, applicate con rigore, nei confronti di chi froda e specula sul cibo e sulla sicurezza dei cittadini” è stato il richiamo forte di Rosario Trefiletti a nome di Federconsumatori, appoggiando in pieno le proposte di Coldiretti sulla regolamentazione del settore. Senza trascurare l’altro aspetto oscuro dell’agroalimentare, quello nel quale si insinuano attività criminali, anche mafiose, nel riciclaggio di cibi, nel commercio di prodotti illeciti, scaduti, fasulli, con sfruttamento di persone e dell’ambiente, e contro il quale Coldiretti ha messo in campo una Fondazione ed un comitato scientifico presieduto da Giancarlo Caselli, proprio per monitorare e contrastare l’illegalità che fa male ai cittadini ed alle imprese.

tab

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

tag:

COLDIRETTI



Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it