Attorno al caso del dottor Massimo Masotti, sollevato nei giorni scorsi da ferraraitalia, si è sviluppato un animato dibattito. Tutti i commenti sono stati pubblicati e gli interventi sono stati riportati nella loro integralità, senza alcuna omissione.
Gli interrogativi che la vicenda suscita sono essenzialmente tre.
1. Può un medico essere razzista? Ossia: sarà in grado di esercitare senza alcun pregiudizio la propria opera assistenziale?
2. La palese ostentazione di questo suo credo non è massimamente inopportuna? E non corrobora il legittimo sospetto circa la capacità di anteporre la deontologia alle proprie intime convinzioni nello svolgimento della pratica professionale?
3. Possono l’Ordine dei medici e un’associazione filantropica come i Lions essere rappresentati da chi professa tali teorie razziste?
Si tratta di interrogativi di ordine generale, non inficiati dalla considerazione che, nella fattispecie, il medico in questione è da qualche tempo in pensione; tanto più che Masotti continua, comunque, a svolgere ruoli di rappresentanza istituzionale della categoria; e che i medici sostengono che il loro non è semplicemente un lavoro, ma una missione; e pertanto il camice non si dismette mai…
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Sergio Gessi
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