Un terzo dei lavoratori ferraresi si sposta in altri territori
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Da Camera di Commercio
Govoni: “Occorre, partendo dai dati, saper interpretare la realtà, comprendere i fenomeni economici e sociali e, così, conoscere e diffondere il cambiamento e l’azione di trasformazione della società”
Si può stimare in almeno 30.000 unità il numero dei ferraresi che lavorano fuori dai confini provinciali, dato in crescita negli ultimi anni. Lo rileva, in anteprima, la Camera di commercio di Ferrara che, questa mattina (21 giugno), presenterà nel corso di un’apposita conferenza stampa i risultati di una ricerca realizzata, in collaborazione con la società Gruppo CLAS di Milano, su dati SMAIL (Sistema di Monitoraggio Annuale delle Imprese e del Lavoro). Grazie all’applicazione di sofisticate tecniche statistiche, l’importante progetto promosso dalla Giunta dell’Ente di Largo Castello consente di incrociare il territorio di lavoro con il territorio di residenza dei lavoratori dipendenti, secondo i singoli comuni e le aree dei centri per l’impiego della provincia. Fornisce, inoltre, informazioni sui flussi in entrata e in uscita da e verso le altre province dell’Emilia-Romagna e verso i territori extra-regionali.
La ricerca, che si è concentrata sui lavoratori dipendenti del settore privato, ha rilevato che di questi circa 28.600 risiedono in provincia ma lavorano altrove. Considerando poi anche chi lavora nella Pubblica amministrazione e i lavoratori autonomi, si arriva ad almeno 30 mila unità. Viceversa, ci sono soltanto 12.600 dipendenti che arrivano da fuori provincia, con un saldo “negativo” di circa 16mila unità.
“Abbiamo voluto dare avvio a questa analisi dei flussi di pendolarismo dei lavoratori ferraresi per motivi di lavoro – ha evidenziato Paolo Govoni, presidente della Camera di commercio di Ferrara – in risposta ad una sollecitazione dei componenti il nostro Osservatorio dell’economia, che aveva segnalato una apparente divergenza tra i dati occupazionali dell’ISTAT e i dati congiunturali relativi all’economia del territorio (costante riduzione delle imprese attive e sostanziale stabilità dell’occupazione). Occorre, partendo dai dati, saper interpretare la realtà, comprendere i fenomeni economici e sociali e, così, conoscere e diffondere il cambiamento e l’azione di trasformazione della società.”
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