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Il più famoso romanzo di Jerome K Jerome è “Tre uomini in barca (per non parlar del cane)” , in cui il grande scrittore umorista inglese racconta di tre personaggi abbastanza stralunati, ai quali capitano avventure altrettanto stralunate, lasciando a una sottile e irresistibile ironia di creare un’atmosfera di trascinante comicità. Pensavo a Jerome guardando, con non nascosta nausea, a uno dei tanti telegiornali, ai quali è affidato il compito non d’informare, come sarebbe naturale, ma di divulgare il pensiero del potere che li sostiene.

I tre uomini (i nostri tre campioni, oh Madonna mia!) – Grillo, Renzi , e, nel suo piccolo, il pargoletto Berlusconiano Brunetta – sono personaggi d’incomparabile comicità, o, meglio, “sarebbero” se agissero in una situazione in cui si potesse ridere di gusto. Ma non si può: la loro barca è la nostra, è questo Paese che fa acqua da ogni parte e rischia di affondare da un momento all’altro (o, forse sta già affondando). Di che cosa parlano, su che cosa litigano? Sul nulla: la crisi ha creato oltre centoventimila nuovi miliardari mentre il ventre della miseria continua a sfornare poveri. Ci sarebbero da recuperare miliardi evasi dai buoni cittadini, buoni se ricchi, e i “tre uomini” non ne parlano. Le aziende (alcune per necessità, altre per interesse) chiudono e licenziano.

E i tre che fanno? Nulla. Che dicono? Loro, i tre parolai sembrano imbalsamati, come i loro colleghi di governo. Esiste una situazione mondiale sempre più precaria, perché il capitalismo è in coma profondo e non farmacologico, in America sempre la crisi ha partorito i nuovi nababbi, ce n’è uno che potrebbe acquistare, con i soldi rubati agli investitori e ai risparmiatori, intere nazioni. Ma c’è ancora di peggio, se possibile: gli speculatori (aziende falsamente umanitarie) intascano quasi due miliardi di euro al giorno dal popolo italiano – siamo noi – per accogliere i migranti: “E’ una torta luculliana – scrive ’Repubblica’ – quella che in Italia si spartiscono ormai da dieci anni veri e propri colossi del business” e a ogni disgraziato che riesce a mettere piede sul nostro territorio l’affare aumenta:abbiamo mai sentito uno dei tre uomini in barca denunciare questa situazione per dire basta, per proporre misure di emergenza atte a cancellare l’orribile, lo schifoso affare sulla pelle di povera gente? No, loro, sempre i tre uomini (per non parlare degli altri), si dilettano a farfugliare di riforme, di andare urgentemente alle elezioni, vogliono poltrone, sono maestri, loro, nel creare inutili polemiche, sono i tycoon del commercio politico e, a ogni urlo che fanno, danno picconate al fondo della nostra barca: affonderemo. Bevete piano, ragazzi.

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Gian Pietro Testa



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