Sempre meno botteghe storiche in centro. Felloni: “I problemi sono la burocrazia e il credito”
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Le enormi saracinesche nere abbassate sembrano due sonnolente palpebre chiuse. Nel centro cittadino l’ennesimo negozio è stato mandato ‘a riposo’: vuoi perché locato in altra sede – è il caso di Zara in via Mazzini, traslocato presso il centro commerciale ‘Il Castello’ – vuoi per definitivo abbandono, come i tanti nomi storici ferraresi, Pesaro, Mazzilli, Il Magazzinone, che hanno chiuso i loro battenti negli ultimi anni.
Dello stato di salute dei negozi del centro città parliamo con Giulio Felloni, imprenditore commerciale e titolare, insieme al fratello, della storica azienda di famiglia, dal 2012 presidente della Ascom.
Mi riceve nel suo ‘santa sanctorum’, come lo definisce lui stesso: un minuscolo ufficio pieno di carte e cimeli storici di famiglia. Gli premetto che si tratterà di un confronto sui ‘temi caldi’ riguardanti i negozi del centro che ho ricavato dalla chiacchierata con diverse persone fermate per strada, turisti e cittadini ferraresi.
Si ha l’impressione che i negozianti ferraresi si piangano addosso ma, in una città che si vuole definire ‘turistica’ sono i più restii ad aderire alle aperture domenicali e, soprattutto, a rinunciare al giorno di riposo settimanale del giovedì…
La chiusura settimanale serve per staccare dallo stress del lavoro. A differenza di quel che si pensa il negoziante il giovedì non riposa, ma ne approfitta per fare gli acquisti e gli ordini per il negozio che non riesce a fare durante la settimana. Il negozio tradizionale è l’unico che chiude il giovedì perché ha una forza lavoro più limitata rispetto ai monomarca, che possono permettersi un avvicendamento del personale. Inoltre sostengo che più importante del diritto del turista ci sia il diritto del lavoratore a potersi riposare nei giorni festivi. Se si tiene aperto qualcosa si fa sempre, ma bisogna chiedersi se ne valga la pena. Molto spesso il turista si aspetta di trovare i negozi aperti e la gente in strada, ma più per un fattore estetico che di reale bisogno. E’ necessario che in quei negozi ci entri e spenda.
Si può parlare di spopolamento dei negozi in centro per la concorrenza della grande distribuzione?
Ritengo che il centro sia ancora appetibile: è infatti difficile trovare un negozio libero da affittare. Ciò che è cambiato è il modo di operare perché a farla da padrone sono i grandi marchi e le formule in franchising, dove il rischio per l’imprenditore è più limitato. Il piccolo commerciante e i giovani fanno fatica. Non c’è più una banca del territorio e i giovani, per non parlare delle difficoltà dell’imprenditoria femminile, non riescono ad accedere al credito. Altro ostacolo, spesso insormontabile, è la burocrazia che rallenta anche valide iniziative private.
L’avvicendamento in centro dei negozi monomarca è poco significativo: l’importante è che il negozio non rimanga chiuso. Più grave è stata la chiusura, negli ultimi dieci anni, di nomi storici ferraresi: i centri cittadini sono tutti molto uniformati, omologati. Ovunque ci sono gli stessi marchi.
Sicuramente un grave problema è quello dei parcheggi…
Come presidente posso dire che Ascom si è battuta fino allo stremo perchè venisse accettato il progetto di un parcheggio sotterraneo in centro, come ormai è previsto in tutte le città turistiche. Si sarebbe trattato di un parcheggio non invasivo, disinquinante, necessario perchè sempre più persone possano usufruire del centro cittadino. Ci siamo scontrati con una mentalità inamovibile ancorata al passato. Se però Ferrara ha la velleità di voler essere una città turistica a tutti gli effetti, deve fare i conti con un cambio di mentalità, mettendo mano ai temi della viabilità e dei servizi da offrire ai turisti e ai propri cittadini. Ci sono poche persone, contrarie a prescindere a ogni innovazione, che aderiscono al motto per cui ‘non fare significa non sbagliare’.
In questo senso, quali sono i progetti della giunta comunale riguardanti il commercio?
Ci sono diversi progetti, ma il vero problema è la farraginosa macchina burocratica che rallenta tutto. In Italia si va a due velocità: l’imprenditoria vorrebbe più innovazione. Implementare la parte creditizia è fondamentale per impedire che tanti giovani vadano via.
Quale è il rapporto tra i grandi eventi cittadini e i negozianti del centro?
I grandi eventi culturali, come le mostre d’arte o il Palio, implementano di sicuro un turismo di qualità. In genere chi viene per assistere a un evento culturale è interessato poi a fare dello shopping. Nonostante i ferraresi, per carattere, siano negativi e appaiano dei detrattori nei confronti della propria città, in fondo la amano molto. Dobbiamo renderci conto del tesoro che abbiamo e dobbiamo riuscire a farlo fruttare, non sfruttare. Dovremmo puntare di più sulle nostre eccellenze enogastronomiche che tanti turisti apprezzano e ricercano.
E i Buskers?
Per i Buskers, così come per il festival di Internazionale, la gente è distratta dall’evento che calamita totalmente l’attenzione. Abbiamo provato a tenere aperti i negozi in centro ma non paga, proprio per i motivi che ho detto.
Un’ultima curiosità, che mi hanno fatto notare con insistenza diversi turisti: non si potrebbe curare di più l’arredo urbano? Molti notano la bruttezza delle fioriere di via Bersaglieri del Po usate come portacenere…
Hanno perfettamente ragione, ma noi negozianti non possiamo farci niente. Quella è competenza del Comune. Delle volte ci fanno problemi anche solo per mettere una pianta o un tappeto fuori dal negozio. Avevamo proposto anche di installare in via Mazzini, gli ombrelli ‘volanti’ bianchi e azzurri per festeggiare la promozione della Spal in serie A, ma niente…
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Simona Gautieri
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