Rifiuti. Centri per il riuso, l’Emilia-Romagna potenzia la rete per il recupero dei beni usati.
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Da Regione Emilia Romagna
Finanziati 12 nuovi centri e l’adeguamento di altri 3 alle linee guida regionali. Avviato un percorso partecipativo per aggiornarle
Bologna – Dagli apparecchi elettronici agli accessori per l’infanzia, dalle attrezzature sportive a tutto quello che serve per la casa: si allunga la vita degli oggetti per limitare gli sprechi e produrre meno rifiuti.
L’Emilia-Romagna potenzia la rete dei Centri per il riuso con l’apertura di 12 nuove strutture, di cui una a Cento (Fe) e l’altra a Piacenza, allargando così la copertura del territorio a otto province su nove con 40 centri complessivi. I tre centri di Forlimpopoli (Fc), Spilamberto (Mo); Campagnola Emilia (Re) verranno invece adeguati alle linee guida regionali.
Gli altri si trovano nell’Unione bassa Est parmense (Pr), a Formigine (Mo), Granarolo Emilia (Bo), Bagnolo in piano (Re), Sissa Trecasali (Pr), Loiano (Bo), Cento (Fe), Polesine Zibello (Pr), Boretto (Re), Reggiolo (Re), e Reggio Emilia.
Gli interventi sono stati finanziati con contributo di oltre 850 mila euro assegnato nel 2016 dal Fondo incentivante previsto dalla legge regionale sull’economia circolare (n.16/2015) e gestito da Atesir, l’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti, destinato proprio alla creazione di nuovi centri e all’adeguamento di quelli esistenti alle linee guida regionali. Anche nei prossimi anni, il Fondo continuerà a finanziare il potenziamento di queste strutture come è stato ricordato oggi nel corso di un incontro di confronto in Regione tra amministrazioni comunali e gestori dei centri.
Un primo passo per uniformare e ottimizzate la gestione dei centri dell’Emilia-Romagna è stata l’approvazione delle Linee guida regionali di cui sta terminando il primo periodo di sperimentazione sui territori. Per questo è partito unpercorso di partecipazione, aperto a nuove proposte di amministrazioni e soggetti gestori, per aggiornarle e arricchirle con le idee emerse in seguito all’esperienza condotta nei mesi scorsi. L’obiettivo è rendere sempre più efficaci le politiche di riuso, migliorare i risultati e rispondere alle esigenze dei territori.
La Regione sta anche predisponendo delle nuove Linee guida per i centri non comunali del riuso che sono realizzati e gestiti da enti o associazioni privati concorrendo al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione della produzione dei rifiuti.
I Centri per il riuso: cosa sono e come funzionano
Previsti dalla legge 16/2015 e dal Piano regionale per la gestione dei rifiuti, sono strutture gestite direttamente o indirettamente dai Comuni per incentivare lo scambio di beni per il riutilizzo.
Il funzionamento dei centri è regolato dalle “Linee guida per il funzionamento dei centri comunali per il riuso” regionali approvate nel 2016, attuale riferimento per i Comuni.
I cittadini possono consegnare a titolo gratuito ai centri beni usati integri e funzionanti: il ritiro di tali beni può essere gratuito od oneroso secondo quanto stabilito dal Comune, che può anche prevedere agevolazioni tariffarie per gli utenti del servizio.
Dopo un periodo massimo di sei mesi, se il bene non è stato richiesto da nessuno, viene portato a un centro di raccolta rifiuti, recuperato, smaltito o, previo accordo con il Comune, può essere devoluto ad associazioni senza fini di lucro. E’ stato istituito un elenco regionale dei centri a cui sono iscritti quelli conformi alle linee guida della Regione./Eli.Col.
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