di Francesca Ambrosecchia
La “bellezza” può essere al tempo stesso, concetto astratto ed estremamente concreto.
È un qualcosa che permane nella nostra società: nelle relazioni, nel mondo del lavoro, nei condizionamenti che provengono dai mass media ecc. Ne siamo circondati.
Noi stessi abbiamo un ideale di bellezza che possiamo configurare in una persona, in un oggetto o in una realtà non così percepibile.
Chi di noi può affermare con certezza di non badare all’aspetto fisico quando incontra per la prima volta una persona? Esulando da un ambito così soggettivo, la bellezza spesso comporta agevolazioni in svariati ambiti: è giusto che questa permetta ad alcuni soggetti di essere preferiti rispetto ad altri?
Il concetto di bellezza muta non solo da soggetto a soggetto ma anche nel corso del tempo. Col trascorrere dei secoli la letteratura e l’arte ne hanno dato una propria visione e con questa influenzato la sua percezione in ottica ampia.
Come non citare l’800 e l’affermarsi nella sua seconda metà dell’estetismo, movimento artistico e letterario che proprio in questo periodo raggiunge il suo massimo splendore. Con l’affermarsi di questa corrente, anche in ambito filosofico, la bellezza e tutto ciò che è “esteriore” ed “estetico” prevale sul resto tanto da credere che non si possa indagare oltre all’aspetto esteriore della natura. Allo stesso tempo tutto ciò che è oggettivo non esiste. È necessario basare i propri ragionamenti sulla personalità soggettiva del singolo.
“La bellezza non può essere interrogata: regna per diritto divino”
Oscar Wilde
Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…
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