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Da MONACO DI BAVIERA – Devo confessare che ho, per la prima volta dopo tempo, nutrito un po‘ di paura prima delle elezione per il nuovo Parlamento europeo. La rinascita di una mentalità populistica e demagogica contro il progetto di un Europa transnazionale emersa in quasi tutti i Paesi europei ha creato dentro di me il timore forte di un grande riflusso dei sogni della mia generazione, quella che in Germania ha combattuto dure e dolorose battaglie contro l’eredità del nazismo e del fascismo.

In questi anni si è polemizzato con toni duri, aspri e devo dire spesso anche argomenti giusti contro la prepotenza economica della Germania che ha in Merkel l’emblema politico e in Mercedes, Volkswagen e Bmw le principali espressioni di un sistema basato sul capitale. Ma talvolta le polemiche sono state un po‘ forzate e poco sensibile verso quei tedeschi giovani o coloro che hanno una forte volontà di superare il micro o macronazionalismo, attraverso un progetto di un Europa aperto verso il mondo. Anche per questo il risultato delle elezioni che conferma almeno in Germania la debolezza dei partiti di estrema destra è un segno di speranza per tutta l’Europa. La gran parte dei tedeschi ha imparato la lezione sull’orrore di un nazionalismo aggressivo ed arrogante contro gli altri, minoranze etniche o Paesi più deboli che siano.

Vivo a Monaco, la capitale della Baviera, il feudo della Democrazia cristiana. Si tratta di un partito certamente democratico, ma anche sempre molto ambiguo nel rapporto e nella considerazione degli stranieri‚ e devoto agli interessi economici di Siemens, Bmw e delle grande banche. Quel partito da anni egemoniale nel ‘Bel Paese Baviera’, è europeista’ e tifa per Europa solo quando serve ai propri fini e asseconda gli interessi sociali ed economiche dei gruppi che ad esso fanno riferimento.
A queste elezioni europee ha subito un vero terremoto fra i suoi sostenitori con un notevole calo di voti. Gli elettori bavaresi hanno dato al più arrogante e prepotente partito del panorama politco tradizionale della Germania una bella manica di schiaffi. Devo ammettere che questo risultato mi ha dato sollievo.
E‘ pur vero, tuttavia, che ha vinto il Partito di destra, Alternativa per la Germania“ con un sacco di voti raccolti in tutto il Paese, inclusa la Baviera. Ma tutti gli esperti politici prevedono ora un forte confronto dentro questo nuovo partito, fra gli estremisti (anche di stampo nazionalisti sopratutto nella Germania dell’Est) e i moderati di destra. Nessuno puo dire per il momento dove si indirizzerà quel progetto di difesa degli interessi tedeschi. Personalmente ho grande fiducia nelle istituzioni democratiche della Germania e anche nella società civile’ con la sua forte immunità anti-nazista.

Deve restare nella nostra memoria, ha detto una volta Giorgio Bassani, il ricordo di quegli anni drammatici del secolo scorso, perché essa ci trasmette grandi valori umani e civili, che vanno oltre il consumismo e l’egoismo che oggi dominano la vita quotidiana in Germania come in Italia come in tutta l’Europa della cultura e della ragione. Difendere queste radici dalla barbarie di un mondo che considera l’uomo come un semplice oggetto da consumare, è il nostro compito comune». E poi, come a riassunto di tutto ciò che ho detto sull’Europa, potrei richiamare ancora Bassani, quando citava «lo spirito, insieme ebraico e cristiano, ben presente nel mio Romanzo di Ferrara… In questo libro c’è il mio messaggio all’Europa, il senso profondo del mio impegno morale e civile».
Non a caso, dopo la sua morte, la critica, anche tedesca, ha riconosciuto nell’opera di Bassani un fondamento importante della cultura europea. Forse talvolta troppo astratto e idealistico nell‘affrontare alcuni grandi problemi della contemporaneità, come l‘emigrazione di massa, la disoccupazione, la dilagante precariato in tutti i Paesi europei (fortissimo in Germania ). Ma senza sogni trascinanti, senza visioni che orientino la concretezza del fare, senza un progetto comune (che – pur con tutti i limite – è e resta l‘Europa ) non si puo fare politica. Non è solo una semplice postfazione: Berlinguer è morto durante una manifestazione del suo partito per le elezioni europei proprio trent’anni fa e Willy Brandt ha lottato tutta la sua vita per un progetto post-nazionalista e democratico dopo i disastri storici del secolo scorso. Berlinguer e Brandt restano per me rappresentanti dell‘Europa che vogliamo.

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Carl Wilhelm Macke

È nato nel 1950 a Cloppenburg in Bassa Sassonia nel nord-ovest della Germania. Oggi vive a Monaco di Baviera e il piu possibile anche a Ferrara. Lavora come scrittore e giornalista. E’ Segretario generale della rete globale “Giornalisti aiutano Giornalisti (www.journalistenhelfen.org) in zone di guerra e di crisi, e curatore dell’antologia “Bologna e l’Emilia Romagna”, Berlino, 2009. Amante della pianura.


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