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Un libro scritto per “tutti coloro che non intendono subire o vedere i propri cari subire comportamenti bulli”: è ‘Vittima di mille ingiustizie’, edito da Youcanprint.
In questo suo terzo lavoro – gli altri sono ‘Quando il Mostro è il proprio padre!’ e ‘La Felicità? Ve la do io!’ – Alessandra Hropich, laureata in legge ma con la passione per il sociale e per la scrittura, racconta le mille ingiustizie subite da sua sorella Antonella a scuola e non solo: una testimonianza contro i soprusi, che non bisogna subire a nessuna età. “Nel mondo adulto, reagire a un’ingiustizia è molto difficile. Il prepotente non accetta che la vittima si ribelli”, ci dice Hropich. Per questo il messaggio di queste due sorelle è: ‘prendiamoli da piccoli’. “Ho fiducia nei poteri dei genitori e maestri sui bambini. Per nulla, sugli adulti che non cambiano per nessun motivo”.

Signora Hropich, il suo ultimo libro si intitola “Vittima di mille ingiustizie!”, perché quel punto esclamativo?
Il punto esclamativo vuole dire basta ai soprusi subiti e a quelli futuri. Vuol essere un’esclamazione imperativa.

Da dove nasce questo libro, cosa l’ha spinta a scriverlo?
Il libro o meglio, l’idea del libro, arriva nel preciso momento in cui mia sorella mi ha raccontato quello che ha vissuto da bambina a scuola, poi da adolescente, fino ad arrivare all’età adulta. Un momento di grande liberazione per lei e di grande stupore e sconforto per me.
Non ne aveva mai parlato prima per vergogna, si sentiva sola e a disagio a scuola, mentre ovviamente a casa nessuno sapeva nulla. Invece, una volta terminate le scuole superiori e ottenuto il diploma di maturità, ha ritenuto di potersi confidare e dire quanto avesse subito. Per lei è stata una liberazione, anche se tardiva: le è servito per staccarsi da quel passato.

Ci può fare l’identikit di un bullo adolescente e di un prepotente adulto? Cosa hanno alle spalle e cosa si portano dentro?
Il bullo è colui che ruba le cose agli altri, ruba la parola agli altri, è sempre portato a sovrapporsi agli altri. Il prepotente adulto è identico al bullo, vuole tutto ciò che non ha lui, solo che il prepotente è più grande di età.
La prepotenza nasce quasi sempre dall’insicurezza, anche se non è infrequente che un bullo viva in una famiglia violenta.

Quale il ruolo della scuola e quale quello delle famiglie e del contesto in cui i ragazzi crescono?
La scuola potrebbe fare miracoli, ma gli insegnanti non hanno vita facile. Oggi sanno di essere alle prese con bambini che hanno famiglie aggressive e non sempre ragionevoli. Ma la scuola potrebbe fare molto. Gli insegnanti potrebbero, se non sgridare, almeno immediatamente riprendere i comportamenti dei ragazzi bulli, facendo capire loro che non è quello un modo di vivere in relazione con gli altri. L’insegnante se ne accorge molto più di un genitore se un ragazzino è prepotente.
Il genitore tende spesso a giustificarlo ritenendolo solo un ragazzino sveglio. La famiglia, invece, potrebbe anche lei fare molto per evitare episodi di bullismo perpetrati dai loro figli, ma raramente se ne occupa o se ne preoccupa.
Il contesto in cui vive il bambino lo forgia per sempre, nel bene e nel male.

Secondo lei e sua sorella i prepotenti vanno avanti e hanno successo, mentre gli onesti, le persone per bene rimangono indietro: ‘homo homini lupus’ insomma. Non è una visione ottimistica della realtà, oppure la vostra è una provocazione per scatenare una riflessione critica?
I prepotenti vanno avanti sempre e la società li premia. La mia, non è affatto una provocazione, ma una dolorosa ammissione. In tutti i rapporti interpersonali, a scuola, al lavoro e nella vita di coppia, viene sempre tenuto in gran considerazione il prepotente.

‘Piove su giusto e sull’ingiusto, ma sul giusto di più perché l’ingiusto gli ruba l’ombrello’ (Charles Bowen). ‘L’ingiustizia in qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia dovunque’ (Martin Luther King jr). Quale di questi due aforismi le corrisponde di più e perché?
Mi corrisponde certamente di più il primo perché mi fa pensare al disagio del giusto che si vede rubato di ogni suo diritto. Il bullo ruba ciò che non è suo. Ruba anche in senso figurato, si appropria di un diritto che non gli appartiene.

Questo non è il suo primo lavoro, gli altri due sono ‘Quando il Mostro é il proprio padre!’ e ‘La Felicità? Ve la do io!’. Due libri molto diversi fra loro, ce ne vuole parlare?
Anche gli altri miei libri narrano esperienze di vita vissuta, utili a tutti. ‘Quando il Mostro è il proprio padre’ è la storia vera di un uomo ritenuto da tutti un santo, solo in famiglia si rivela per quello che è: un mostro appunto.
‘La Felicità? Ve la do io!’ è un libro nel quale sono raccolte diverse storie vere di molte persone che ho conosciuto e che hanno cercato a lungo la felicità senza mai trovarla oppure, storie di chi la felicità l’ha trovata.

Da dove nasce la sua passione per la parola scritta? Nella sua esperienza non c’è solo l’editoria, ma anche la televisione.
Prima odiavo la scrittura, poi è nata la passione all’Università. Mi sono laureata in legge e, leggendo gli atti, le sentenze, le motivazioni dei tanti casi di diritto, ho iniziato a prestare particolare attenzione al modo con cui erano scritti gli atti, le sentenze. Mi piaceva osservare la punteggiatura e leggere a voce alta per dare il giusto significato a ogni scritto. A forza di leggere gli scritti altrui, mi sono innamorata della scrittura.
In passato lavorato per programmi televisivi di emittenti locali che ora non esistono più, mentre di recente ho lavorato per la Rai nei programmi ‘Cristianità’ e ‘L’Almanacco’. Tutte sono state esperienze di vita.
Ora mi occupo di eventi per enti e Istituzioni.

Il prossimo progetto è già in cantiere?
Io scrivo sempre articoli e interviste ma, per ora, non ho in mente di pubblicare altri libri perché poi vanno seguiti e il tempo è poco.

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Federica Pezzoli



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