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Questa domenica, ‘Arch’è associazione culturale Nereo Alfieri’, fondazione Giorgio Bassani e liceo classico “Ariosto”, propongono una passeggiata letteraria sul tema “Giorgio Bassani e il giardino che non c’è”. Il titolo mi piace molto, chi ha pensato questo itinerario non è caduto nella trappola delle corrispondenze improbabili tra realtà e finzione. Come scrive il professor Gianni Venturi, per chi ha preso in mano le prime edizioni bassaniane, deve essere stato molto difficile non fare i conti con la comune “ferraresità”, quasi impossibile non andare a cercare presenze e somiglianze nei luoghi e nei personaggi per poi restarne delusi. Bassani ha affermato più volte di non voler fare dell’autobiografia, ma di usare Ferrara e il suo mondo per raccontare storie universali, nel caso del “Giardino”, una Storia per certi versi irraccontabile, quella della persecuzione degli Ebrei.
Bassani scrive con metodo scientifico, mescola realtà e invenzione per raggiungere un obiettivo altissimo: “fare poesia”, cioè trovare le parole per toccare l’anima.

Quanta realtà troviamo in questo romanzo? Di Ferrara ne troviamo abbastanza per poter tracciare un itinerario. Bellissimo quello che ha ricostruito Monica Pavani nel suo libro intitolato L’eco di Micol – itinerario bassaniano 2G ed., 2011. Monica, traduttrice e poetessa, ha capito perfettamente l’intento dello scrittore e non ha fatto delle ricostruzioni verosimili, come nel caso della trasposizione cinematografica di De Sica. Il film non piacque a Bassani. In molti aspetti il romanzo, e soprattutto i personaggi, vennero semplificati e banalizzati. Nella scelta dei luoghi delle riprese, De Sica, non trovando in città un luogo che potesse corrispondere al Giardino, scelse un parco lombardo, non credo per la corrispondenza delle descrizioni letterarie, quanto per la presenza di edifici in quello stile eclettico ottocentesco che rimandava alla “solitaria mole neogotica della magna domus”. Per la descrizione del Giardino, Bassani non si ispirò a un giardino ferrarese, ma a uno dei giardini italiani più belli e fragili: l’Oasi di Ninfa, vicino a Latina. Un paradiso in terra, proprietà della famiglia di Marguerite Caetani, fondatrice della rivista culturale “Botteghe Oscure” per la quale Bassani lavorò come redattore fino al 1959, un luogo che lo scrittore conosceva e frequentava.

Dopo più di cinquant’anni, nell’immaginario collettivo, la forma di questo giardino è veramente un impasto di luoghi veri e finti: da una parte, c’è il testo originale in cui la città è riconoscibile ma dove il giardino è inventato e rimanda alla vera Ninfa; dall’altra, il film, che non ci permette di lavorare con l’immaginazione, riprende la città reale nelle inconfondibili riprese in via Ercole d’Este, ma sposta il giardino in un altro luogo ancora.
Tutto questo disorienta e rischia di annullare quell’effetto poetico, così attentamente ricercato nelle pagine del romanzo. “Perché mandare dei poveri turisti allo sbaraglio?” scriveva ironicamente Bassani e quindi smettiamo di cercare a tutti i costi Micol al Parco Massari, riprendiamo in mano il romanzo, magari in una bella giornata che sa già di vacanza e percorriamo le Mura, annusiamo i suoi spazi e allarghiamo la vista e il cuore. La cosa straordinaria è che non troveremo solo gli echi delle risate di Micol e dei suoi giovani amici, ma ritroveremo quello che resta di un altro “giardino che non c’è”, e più precisamente, di una città in forma di giardino voluta dai nostri Prìncipi, presuntuosi, colti e visionari, che volevano sfidare il mondo con la bellezza e le arti.
Giardini perduti, paesaggi trasformati che si svelano con immutata magia attraverso scie intrecciate di parole, tra le storie Estensi e la poesia di Bassani, come scrive Silvana Onofri: “il giardino è ancora presente nella città, basta sapere dove cercarlo.”

La passeggiata letteraria è in programma per domenica 25 maggio, alle 15 ritrovo al Torrione del Barco (angolo via Porta Catena, via Bacchelli), a piedi e in bici. Accompagnano: Paola Bassani, presidente della Fondazione G. Bassani, Claudio Cazzola, critico letterario e docente (Università di Ferrara), Silvana Onofri, presidente di Arch’è Associazione Culturale N. Alfieri.
La partecipazione è libera, in caso di pioggia l’iniziativa verrà sospesa.

(immagine, dettaglio di una fotografia di Enrico Baglioni)

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Giovanna Mattioli

È un architetto ferrarese che ama i giardini in tutte le loro forme e materiali: li progetta, li racconta, li insegna, e soprattutto, ne coltiva uno da vent’anni. Coltiva anche altre passioni: la sua famiglia, la cucina, i gatti, l’origami e tutto quello che si può fare con la carta. Da un anno condivide, con Chiara Sgarbi e Roberto Manuzzi, l’avventurosa fondazione dell’associazione culturale “Rose Sélavy”.


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it

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