LA STORIA
L’Albero di questo Natale: 40 anni di cure per 40 quintali
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Un albero di Natale che si slancia quasi fino alla cima del Duomo, ogni addobbo grande come uno zainetto, una stella appuntita di led appoggiata in cima issando un operaio sulla cabina del braccio mobile di un’autogru. E’ un abete tradizionale quello che quest’anno troneggia nel cuore della città di Ferrara, un albero vero e molto grande. Per reggere il peso di circa 40 quintali di legno e foglie è stata costruita una struttura in cemento armato sul pavimento del sagrato. Ora l’albero è lì, quasi 14 metri d’altezza sullo spiazzo lastricato che sta in mezzo tra la cattedrale e l’accesso al cortile dell’antico palazzo ducale, che è l’attuale piazza del Municipio.
Ma da dove viene quest’albero, cosa faceva prima di arrivare davanti ai nostri occhi, dove pubblicamente – ogni giorno – possiamo vederne l’attesa, poi l’innalzamento e infine la decorazione? Perché è finito qui e da quale foresta arriva l’albero immenso che bisogna far agghindare da un operatore con caschetto e scarponi antinfortunistica?
L’abete che c’è nella piazza del Duomo di Ferrara viene dal Piemonte, è cresciuto nella vallata dove scorre il Po, tra Alessandria e Vercelli. Lì, a Casale Monferrato, c’è un grande e storico vivaio, che di abeti ne pianta, ne coltiva e ne vende parecchi. Il titolare è un signore che sta per compiere 69 anni, Paolo Gilardino. Che racconta: “Quell’albero l’ho piantato io circa quarant’anni fa. Era una piccola pianta come altre, alta non più di un metro. Poi è rimasta lì, anno dopo anno è cresciuta. In genere noi, gli alberi, li usiamo per trapiantarli nei giardini o negli spazi verdi dei nostri clienti. Quando superano una certa altezza, però, non è più possibile trapiantarli perché sono difficili da trasportare e, soprattutto, le radici non si riescono più a estrarre, si spezzano e quindi l’albero può essere usato solo per decorazione o legna”.
Di alberi, il giardiniere Gilardino, ne pianta, a richiesta, anche quando sono grandi. “In certi giardini trapiantiamo alberi di 6 o 7 metri, si può arrivare fino a 10 metri di altezza. Di più no”. E l’abete di Ferrara era oltre. “E’ una specie particolarmente bella – continua il vivaista – un abete originario del Caucaso (la specie botanica è Abies nordmanniana Spach). Ha una forma perfettamente conica, aghi di un verde brillante e una larghezza alla base di quattro-cinque metri. E’ un tipo di pianta che si presta proprio all’uso ornamentale, isolato o a gruppi nei grandi parchi, o, appunto, come albero di Natale. Una volta terminate le feste si potrebbe utilizzare il legno per fare delle assi, perché è di ottima qualità”. Gli è dispiaciuto tagliarlo? Il giardiniere ride: “E’ il nostro mestiere. L’azienda vivaistica è stata fondata dal nonno di mio nonno materno, Giacomo Varallo, un giardiniere-castellano del Regno Sabaudo. Ho un documento datato 1848, compilato con una bella calligrafia e avvolto da una corda che testimonia l’attività di cura del verde che faceva il mio bis-bisnonno Varallo nei giardini per i nobili che chiedevano piante per i parchi dei loro castelli”. E questo, Gilardino, continua ora a fare insieme con il figlio che lo affianca in azienda: seminare o mettere piccole piante a dimora per raccogliere poi grandi aceri, alberi da frutto o immense conifere come quella ferrarese.
Per decorare l’albero sono stati commissionati mille addobbi in vetro di Murano: sfere e animali di vari colori realizzati dall’artista vetraio Mario Barbarigo Michel, penultimo discendente – si legge nella scheda di presentazione – della famiglia Zorzi, vetrai a Murano fin dal 1452. Lo scopo è quello di dare all’iniziativa anche una finalità benefica e sociale. Le singole palline in vetro di Murano sono in vendita a 10 euro l’una e il ricavato verrà dato a sostegno del “ Mantello”, l’Emporio Solidale aperto dal 15 novembre a Ferrara per le persone che la crisi ha messo in difficoltà.
Su un albero così immenso, però, le palline rischiavano di essere poco visibili, quindi l’artista veneziano ne ha raccolte molte insieme racchiudendole in composizioni di stoffa fatte da stelle di natale artificiali di colore rosso o bianco su sfondo giallo-oro. Un filo luminoso è stato inserito ramo per ramo e in una parte di addobbi.
A decidere di portare un albero di questo tipo, in aghi veri e linfa e corteccia, è stata l’Ati, Associazione temporanea d’impresa. Nel 2015 il Comune di Ferrara ha fatto un bando per la concessione del servizio di realizzazione degli eventi di Natale e Capodanno in centro a Ferrara. E Ati ha ottenuto il punteggio più alto aggiudicandosi la gara per mettere in piedi allestimenti e iniziative dell’edizione natalizia passata, per quella in corso e per le prossime festività. Ati ora è composta dalle società Delphi International Srl, Made Eventi e Sapori d’Amare.
L’anno scorso l’idea era stata quella di esibire un albero anticonvenzionale: tubi di vetro soffiato e colorato di Murano che componevano la forma triangolare di un albero forgiato dallo studio di maestri vetrai di Murano.
Un anno dopo si cambia. “La tradizione qui prevale sull’innovazione”, racconta Riccardo Cavicchi della società Delphi International che insieme con il maestro vetraio veneziano Mario Barbarigo Michel ha messo a punto il progetto decorativo. La piazza del Duomo è trasformata in un cantiere; la facciata della cattedrale avvolta da un telo e una staccionata dell’area di lavoro copre buona parte del sagrato. “Per questo – dice Cavicchi – serviva un bell’albero vero, classico”.
L’accensione verrà fatta con una cerimonia ufficiale sabato 3 dicembre alle 17.30 in piazza del Duomo. E fino a domenica 8 gennaio 2017 il maestoso abete – sbarcato nella mattina di giovedì 24 novembre dal Monferrato con un autoarticolato per carichi eccezionali. – rimarrà sul sagrato davanti alla cattedrale coperta.
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Giorgia Mazzotti
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