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Da: Cia Ferrara

Dai dati relativi al gradimento e al consumo dei prodotti Made In italy all’estero emerge la forte l’esigenza di unire le forze per allargare il numero dei prodotti a marchio che arrivano sulle tavole europee e statunitensi
FERRARA – I prodotti tradizionali e a denominazione d’origine in Italia sono oltre 5.800 ma sulle tavole dei consumatori internazionali ne arrivano solo 200 tanto che all’estero, dall’Europa agli Stati Uniti, non conoscono il 95% dei nostri prodotti. E’ questa la fotografia dei consumi sulle tavole straniere dove, peraltro, il Made in Italy ha una reputazione eccellente: 4 consumatori stranieri su 10 giudicano la qualità dei nostri cibi superiore rispetto a quella locale, il 43% degli statunitensi chiede più Made in Italy nei supermercati e ben il 74% dichiara di essere disposto a riconoscere un prezzo maggiorato sui prodotti al 100% italiani (fonte: Ufficio studi e analisi Cia Nazionale). Un’onda di fiducia che, secondo la Cia – Agricoltori Italiani Ferrara è assolutamente da cavalcare, con l’obiettivo di aumentare il paniere di prodotti IGP e DOP che vengono richiesti ed esportati, puntando su strategie che ne aumentino la notorietà e ne promuovano il valore.
«La Regione Emilia – Romagna vanta ben quarantatré produzioni tipiche a marchio, tra DOP e IGP – spiega Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia – Agricoltori Italiani Ferrara – e sei di queste sono produzioni ferraresi. Un primato straordinario quello della nostra regione che vanta, peraltro, un gran numero di prodotti ampiamente conosciuti all’estero: dall’Aceto balsamico di Modena, a Grana Padano e Parmigiano Reggiano fino ai Prosciutti di Parma e San Daniele. E le altre eccellenze del territorio? Non sono altrettanto fortunate, nonostante il grande potenziale che la nostra tipicità territoriale potrebbe avere sui mercati internazionali. Non vedo perché – continua Calderoni – attraverso una serie di strategie coordinate e mirate, l’Aglio di Voghiera Dop o i Cappellacci di Zucca Ferraresi Igp, solo per citare due eccellenze agroalimentari ferraresi, non possano diventare “famosi” e richiesti in tutto il mondo. Ovviamente le nostre Dop e Igp non hanno, da sole, la forza di conquistare i mercati esteri ma questo grande patrimonio agricolo e culturale potrebbe arrivare ovunque se ci fosse una politica di promozione comune. Penso, ad esempio, a forme di comunicazione che abbinino un prodotto che abbia già una forte ‘reputation’ all’estero e uno meno noto che potrebbe così entrare nel paniere di quelli conosciuti e scelti a livello internazionale. Oggi le produzioni di eccellenza, infatti, vengono vendute principalmente nei mercati prossimali con la vendita diretta che, certo, rimane uno sbocco interessante ma che non può essere l’unico perché ha un raggio assolutamente troppo limitato. Per l’agricoltura del territorio azioni di comunicazione e marketing volte a promuovere Aglio, Cappellacci, Salama e gli altri prodotti – continua Calderoni – significherebbero un potenziale aumento del fatturato, per non parlare di nuove e interessanti prospettive per il futuro e i giovani che potrebbero dedicarsi a un settore agroalimentare con un respiro decisamente più internazionale.»

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