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Da: Universita’ di Ferrara

A Unife la prima conferenza nell’ambito della Mostra “IL CORPO SVELATO. Arte, Anatomia e Ostetricia nella ceroplastica del ‘700”

Al via domani, giovedì 22 settembre, alle ore 17.30 nell’Aula 1A di Palazzo Turchi di Bagno, (c. so Ercole I d’Este, 32), il ciclo di conferenze correlate alla Mostra “IL CORPO SVELATO. Arte, Anatomia e Ostetricia nella ceroplastica del ‘700”, organizzata dal Sistema Museale di Ateneo e curata dai Professori Silvano Capitani e Marco Bresadola dell’Università di Ferrara, che si terrà fino all’11 novembre.
La prima conferenza dal titolo “Le cere anatomiche di Giovanni Tumiati e Giuseppe Chiappi: storia e recupero di una collezione unica” vedrà intervenire Marco Bresadola, uno dei curatori della mostra e docente di Storia della scienza a Unife, che intratterrà il pubblico sul tema “La storia dell’anatomia dalle illustrazioni a stampa ai modelli tridimensionali” e Cristina Delunas, Dottore in Scienze Naturali e ceroplasta di professione, che parlerà di “Le cere anatomiche del Museo ‘G. Tumiati’ dell’Università di Ferrara: storia di un restauro”.
“La storia dell’anatomia non può essere raccontata senza fare riferimento alle modalità con cui il corpo umano è stato rappresentato nel corso dei secoli – spiega Bresadola – Almeno a partire dal Cinquecento, epoca del Rinascimento anatomico avviato soprattutto grazie all’opera di Andrea Vesalio, la conoscenza e l’insegnamento dell’anatomia si sono sviluppati anche attraverso l’opera di artisti, che hanno affiancato gli anatomisti nella produzione di raffigurazioni del corpo umano. Queste raffigurazioni, che hanno assunto diverse forme, dalle illustrazioni a stampa ai modelli in cera, costituiscono non solo una fonte importante per comprendere lo sviluppo storico dell’anatomia, ma anche prodotti artistici di grande fascino”.
“In oltre duecento anni di storia, la collezione ceroplastica di Tumiati e Chiappi ha risentito degli sbalzi di temperatura, delle esposizioni a fumi, degli spostamenti subiti e del terremoto del 2012 – afferma Cristina Delunas – I modelli mostravano importanti alterazioni cromatiche che li rendevano di un unico colore bruno. Alcuni mancavano di parti o frammenti o presentavano fessurazioni e spaccature. L’opera di restauro, avviata nel 2015 e tuttora in corso, è consistita nella rimozione della patina scura che li ricopriva, nella ricostruzione dei frammenti mancanti e nell’integrazione di alcune colorazioni. Tutti i modelli esposti sono stati ultimati con una leggera lucidatura che ne ravviva i colori e rende le superfici simili a come dovevano apparire all’epoca della loro realizzazione”.

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