9 maggio festa dell’Europa: “Noi generazione Erasmus ci sentiamo cittadini europei”
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Alzi la mano chi sa che sabato 9 maggio si celebra la Festa dell’Europa.
Ed ora alzi la mano chi festeggerà…
L’identità europea appartiene a pochi, tanti sono invece quelli che vorrebbero disfarsene. L’Unione Europea non piace perché secondo molti l’Euro ci ha portati alla crisi, le regole comunitarie di mercato ci stanno soffocando, le decisioni che vengono prese, vanno sempre a vantaggio dei più forti. Però è anche vero che la Comunità eroga preziosi finanziamenti attraverso i bandi, gli standard ambientali europei ci hanno indotti a essere più attenti all’ecologia, e la libera circolazione ha reso possibili nuove vite per tanti lavoratori, e fondamentali esperienze per molti studenti.
Eppure l’Europa è percepita con insofferenza, fastidio, quando non rabbia. Quando va bene siamo orgogliosi di essere italiani, ma europei, no.
E’ dunque con sorpresa e curiosità che abbiamo accolto la notizia che un gruppo di giovani quest’anno, per la prima volta, ha deciso di festeggiare l’Europa a Ferrara. Così abbiamo voluto saperne di più.
Chi siete?
Il progetto è stato ideato dall’Associazione Tangram, che è nata nel 2007 per sostenere il progetto di cooperazione decentrata “Dialoghi di Pace a Cipro”, che aveva l’obiettivo di migliorare le relazioni tra le comunità greco-cipriota e turco-cipriota in conflitto sull’Isola. Un vero laboratorio di culture e identità ai confini dell’Europa. Abbiamo poi continuato a occuparci di questi temi, oltre che di altre situazioni difficili ai margini d’Europa, ma allargando il taglio ad attività più prettamente culturali, secondo il principio che promuovere lo scambio culturale e la conoscenza reciproca sia un primo passaggio fondamentale per qualunque attività successiva di costruzione della fiducia.
Che cosa state organizzando?
Insieme a una rete di associazioni del territorio abbiamo organizzato l’evento “L’Unione delle culture”.
La giornata sarà divisa in due parti. La mattinata sarà dedicata a un confronto sul tema “Da dove vengono e dove vanno gli europei”, con interlocutori provenienti da settori e paesi variegati: dal genetista Guido Barbujani al regista e autore greco Michalis Traitsis, passando per l’archeologo Mario Cesarano, il pacifista Daniele Lugli e così via. Nel pomeriggio invece daremo vita al lato più divertente della mescolanza attiva di culture, con musiche, danze, libri e un aperitivo “europeo”.
Quando e dove?
L’iniziativa si terrà sabato (9 maggio, ndr), a partire dalle 10, alla Porta degli Angeli. Il tutto è stato infatti organizzato in collaborazione con l’Associazione EVArt, che non solo ha offerto gli spazi ma ha contribuito attivamente alla sua realizzazione.
Perché avete pensato a questa iniziativa?
Il 9 maggio ricorre in tutta l’Unione Europea la Festa dell’Europa, in ricordo della cosiddetta Dichiarazione Schumann: il ministro degli Esteri francese che nel 1950 fece il primo discorso politico ufficiale sull’unione degli stati europei. Fino ad ora in queste occasioni, se qualcosa veniva fatto, era solo per occuparsi di questioni para-burocratiche su bandi, finanziamenti e concorsi (che è effettivamente come viene percepita l’UE oggi): noi abbiamo voluto dare agli aspetti culturali di questa Unione una possibilità di visibilità, che altrimenti normalmente manca.
Al di là di questo, per tanti di noi della cosiddetta generazione Erasmus, essere cittadini europei è semplicemente un dato di fatto: ad esempio io sono ferrarese e mia moglie è bulgaro-cipriota, abbiamo vissuto insieme in Inghilterra e l’inglese è la madrelingua di nostro figlio, insieme all’italiano e alle altre lingue che per lui è normale parlare come per i nostri nonni lo è sapere il dialetto e l’italiano. Insomma la vera risposta, per noi, è: perché no?
Qual è l’Europa che festeggiate?
Siamo partiti dal fatto che non solo questa giornata normalmente non si festeggia, ma anzi molti si chiedono che cosa c’è da festeggiare. L’Unione Europea è un soggetto ancora incompiuto e che ha fatto errori, ma il concetto stesso di Europa si presta a infinite interpretazioni. Abbiamo allora cercato, prima di tutto, di festeggiare e far incontrare le culture europee (chiaramente in senso inclusivo: prendendo l’Europa come esempio di convivenza, non certo come nuova frontiera del nazionalismo) e di cogliere l’occasione per confrontarci su quanto effettivamente di buono ci sia nel progetto europeo. Insomma, capire insieme se e quale Europa sia da festeggiare è proprio l’obiettivo della Festa.
Cosa sperate che lasci la vostra iniziativa alla città?
Intanto speriamo che tutti si divertano. Inoltre sarà sicuramente un’opportunità per incontrare persone e culture che convivono nella nostra città. Non solo la maggior parte dei ferraresi non sa nemmeno quali comunità siano presenti, ma spesso molti cittadini europei che vivono qui non si conoscono neppure tra loro, in particolare quelli dai Paesi meno “mediterranei”! E per i bambini sarà sicuramente un’occasione per scoprire un mondo variegato a due passi da casa. Proprio per questo abbiamo previsto attività pensate su misura per loro: in fondo sono i bambini gli europei di domani.
Chi sarà coinvolto?
Oltre a Tangram ed Evart parteciperanno anche altre realtà.
Una è l’Associazione Encanto, che rappresenta l’unica comunità organizzata di cittadini europei residenti a Ferrara, quella spagnola, e organizzerà laboratori di lingue per bambini e parteciperà alle danze e allo scambio linguistico per i grandi.
Poi c’è l’Associazione Carpemira che presenterà un’edizione dedicata all’Europa dei laboratori di educazione musicale per bambini di Music Together.
E ancora sarà presente il Gruppo Danzinsieme con i suoi due gruppi dedicati rispettivamente alle danze irlandesi e a quelle folk dai Balcani e da tutta Europa.
Infine siamo contenti che abbiano aderito all’iniziativa due locali ferraresi veramente europei: il ristorante Agapimu e la gastronomia e pasticceria Acasa che offriranno rispettivamente, all’ora dell’aperitivo, specialità dalla Grecia e dalla Romania.
Durante l’iniziativa sarà anche possibile visitare la mostra “Ritorno a Babele” di Sima Shafti e Amir Sharifpour, di cui abbiamo parlato qui [leggi].
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Stefania Andreotti
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