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Da: Jazz Club Ferrara.

Sabato 8 febbraio (ore 21.30) il visionario tastierista, produttore e compositore Jamie Saft torna al Jazz Club Ferrara con il suo New Zion Trio, completato da Brad Jones al contrabbasso e Hamid Drake alla batteria e percussioni, per presentare il nuovo ‘Hidden Corners’: un viaggio lungo il percorso di ricerca del jazz spirituale battuto da antenati come John e Alice Coltrane, Pharoah Sanders e Albert Ayler, ricollegato da Saft a concetti del misticismo ebraico. “Sono stato affascinato e ispirato dal percorso del jazz spirituale per anni” spiega Saft “Alice Coltrane, Pharoah Sanders, John Coltrane, Albert Ayler – tutti questi artisti cercano stati estatici di coscienza nella musica. Queste esperienze trascendenti possono essere tracciate attraverso l’arte, la musica, la spiritualità, l’esercizio e la meditazione. Il misticismo ebraico considera queste stesse vie”. Nelle sue note di copertina, il rapper e produttore di Brooklyn Eden Pearlstein – meglio conosciuto come ePHRYME – cita il Sefer Yetzirah, antico testo cabalistico di autori sconosciuti, che esplora le connessioni della musica e della numerologia attraverso le lettere dell’alfabeto ebraico. Saft traccia il collegamento tra questa fonte di ispirazione e le icone del jazz che sono venute prima: “Nella Kabbalah le lettere hanno valori numerici mistici. John Coltrane ha esplorato questi stati mistici di numeri e geometria musicale all’interno dei suoi arrangiamenti”. È quindi possibile definire Hidden Corners come la nuova manifestazione dell’avventuroso spirito musicale di Saft che gli ha permesso di attraversare i generi con un’incredibile lista di collaboratori (John Zorn, Beastie Boys, Bad Brains, John Adams, Iggy Pop, Donovan e The B-52s).
Per quanto inafferrabile e strano per definizione, il tema mistico non è un territorio sconosciuto per nessuno dei collaboratori di Saft che afferma entusiasta: “ogni musicista qui ha il potere di trasportare l’ascoltatore in regni superiori attraverso la musica. C’è un alto livello di fiducia nel lavoro, nel processo, nelle nostre capacità reciproche. La musica è quindi il veicolo per creare un’arte che sia anche una sorta di cura per l’ascoltatore”. Oltre al suo lavoro con giganti del jazz inventivi come Don Cherry, Pharoah Sanders, Archie Shepp e Alice Coltrane, Hamid Drake studia da tutta la vita l’arte marziale cinese T’ai chi ch’uan e le tradizioni ritmiche di tutto il mondo, attraverso collaborazioni che spaziano dai maestri Gnawa marocchini alle icone del blues della sua città natale, Chicago. Anche Brad Jones ha collaborato con molte delle menti più innovative della musica moderna, tra cui Ornette Coleman, John Zorn, Muhal Richard Abrams, Elvin Jones, Dave Douglas e The Jazz Passengers, aggiungendo al suo eclettico curriculum lavori con Elvis Costello, Sheryl Crow e David Byrne.

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