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il progetto “il teatro e il benessere”
al Ridotto del Teatro Comunale: sabato 13/11 ore 18,00

Teatro e Salute:
il progetto “il teatro e il benessere” al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara

Sabato 13 novembre 2021, ore 18.00, al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara (ingresso libero con green pass) presentazione dell’edizione 2019 – 2020 del progetto “Il teatro e il benessere”, un progetto teatrale rivolto a persone con malattie neurodegenerative, care givers familiari e non, con la partecipazione di studenti universitari, promosso dal Comune di Ferrara – assessorato alle politiche sociali, ASP – Centro Servizi alla Persona, Centro Teatro Universitario di Ferrara, e il contributo di CGIL-SPI

condotto da Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale
e la collaborazione artistica di Patrizia Ninu – Balamòs Teatro

incontro pubblico con: Cristina PellicioniCristina ColettiFranco RomagnoniDomenico Giuseppe LipaniMichalis TraitsisMoni Ovadia
mostra fotografica in video di Andrea Casari – proiezione del video documentario di Marco Valentini

Il progetto “Il teatro e il benessere” è un’innovativa esperienza di laboratorio teatrale, un percorso fisico ed emotivo all’interno del quale poter esprimere sensazioni, emozioni e pensieri legati al lavoro di cura, sia dal punto di vista del curante che dell’assistito. L’ultimo laboratorio teatrale ha avuto inizio nel settembre del 2019 e si è concluso nel febbraio del 2020 con l’allestimento e la presentazione dello spettacolo teatrale “un condominio particolare”, presentato il 21 febbraio 2020 alla Sala Estense di Ferrara.

Dal 2015 si svolge a Ferrara il progetto “Il teatro e il benessere condotto da Michalis Traitsis, regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro, che oltre all’attività di produzione di spettacoli teatrali e progetti pedagogici specifici in ambito teatrale, conduce da anni laboratori negli istituti penitenziari, nelle scuole di tutti i gradi, nel Centro Teatro Universitario di Ferrara, nelle strutture di disagio fisico e psichico, nei quartieri degradati, in collaborazione con Patrizia Ninu, educatrice professionale.

Dal 2015 ogni anno dopo la conclusione del progetto si svolge un evento che ha le caratteristiche di una “restituzione” dello stesso alla cittadinanza e che si connota quale momento di confronto tra i protagonisti dell’attività e tutte le persone a vario titolo coinvolte sulla tematica e nei compiti di cura e assistenza delle persone fragili.

Si tratta di un’iniziativa che negli anni ha visto crescere la partecipazione e l’attenzione sia delle Istituzioni che della popolazione e che è l’occasione di condividere con la cittadinanza la proiezione dei video documentari di Marco Valentini: Storie in bilico (2015), Funamboli (2016), Altrove (2017), Che cos’è l’amor… epistolari d’amore (2018)Un condominio particolare (2020), rispettivamente i titoli degli spettacoli teatrali, esiti finali delle cinque edizioni del progetto e delle relative mostre fotografiche di Andrea Casari.

In tutte queste cinque edizioni del progetto, il laboratorio teatrale si è connotato come una sorta di spazio sospeso il cui intento era depositare, appena vi si accedeva, la quotidianità delle azioni e del pensiero in primis, per esplorare uno spazio-tempo extra quotidiano, segnato fortemente dalla ricerca di ritualità, dalla scoperta di un linguaggio differente nelle relazioni, dalla sorpresa della trasformazione di sé e degli altri, dalla tensione a recuperare, ciascuno secondo le proprie modalità e possibilità, una dimensione emozionale e relazionale.

La metodologia proposta non prevedeva copioni preconfezionati ma ha preso spunto da suggestioni, immagini, reazioni dei partecipanti agli stimoli indotti attraverso musiche, canti, improvvisazioni, esercizi teatrali. La rappresentazione finale risultava dunque sempre intrinseca ai temi emersi durante il percorso di laboratorio. Non si è mai fatto riferimento a terapie, riabilitazioni, problemi, ma si è partiti dal teatro come “arte della partecipazione e della relazione”, per costruire un gruppo in crescita sia da un punto di vista umano che artistico. Significativa è stata la qualità della partecipazione al laboratorio da parte di persone di età avanzata e con diverse problematiche. Si è lavorato anche in alcuni fine settimana, in una sorta di full immersion, con il desiderio ogni volta di ritrovarsi, prendersi cura l’uno dell’altro, attraverso il teatro, faticare per ore in un respiro comune.

Nel primo anno di lavoro, il 2015, il tema prescelto, che ha avuto come esito finale lo studio teatrale Storie in bilico, è stato quello della memoria emotiva, del passato inteso come patrimonio di ricordi tradotti in storie.

Nel secondo anno si è affrontata la sfida del futuro, come sogno da ritrovare, da svelare a sé stessi prima che agli altri, da non smarrire. Frutto del percorso è stato lo studio teatrale Funamboli, un obiettivo impegnativo perché la proposta sembrava cadere nel vuoto, faticava a essere accolta, si ritornava senza volerlo sulle memorie perché la difficoltà a immaginare prospettive e sogni creava perplessità e resistenze. Poi, incontro dopo incontro, come un funambolo nel vuoto, ciascuno è partito da un punto incerto ed è arrivato all’altro capo del proprio filo, con stupore e leggerezza.

Nel terzo anno il progetto si è concluso con lo studio teatrale Altrove e si è incentrato sulla ricerca e riscoperta di storie di personaggi stravaganti che in qualche modo rimandavano a un immaginario surreale. Da qui l’esplorazione di un luogo della mente, degli occhi, dell’anima che ha a che vedere con un sommerso, un altrove che trova collocazione in ciascuno, con differenti espressioni e diviene una forma di resilienza che permette di trovare riparo in territori lontani e immaginari, dove è possibile costruirsi realtà altre che sostengono e alleggeriscono le proprie. Lo studio teatrale finale ha visto riuniti i gruppi degli allievi del laboratorio del Centro Teatro Universitario “L’arte del teatro e dell’attore”, di una donna detenuta del progetto teatrale “Passi Sospesi” alla Casa di Reclusione Femminile della Giudecca e del progetto “Il teatro e il benessere”, nell’intento di mettere a confronto umanità, esperienze, generazioni, sguardi e approcci al mondo differenti.

Nel quarto anno a causa del crescere delle relazioni di aiuto, ci si è accostati al tema dell’amore e si è concluso con lo spettacolo teatrale Che cos’è l’amor… Epistolari d’amore. E cosa poteva esemplificare meglio l’amore, per una certa generazione, di una Epistola? La lettera come l’attesa che nutriva il tempo, come ponte che legava le persone e che apriva comunque finestre dentro se stessi, sulle proprie emozioni e idee, come raccoglimento, rito, immagini, intuizioni, slanci, ansie e ombre, oggetto imprescindibile nell’esistenza di ciascuno. La ricerca si è orientata sulle lettere d’amore che nella letteratura hanno avuto e hanno ancora un peso, scegliendo quelle che creavano risonanze ed echi in ciascuno, che non necessariamente avevano a che fare con una relazione tra uomo e donna, magari con una figlia, con un’idea politica, con una canzonatura dell’amore, in un rituale ritrovo, un gruppo di amici si dà appuntamento per condividere, non solo la passione per il cibo e gli affetti, ma anche quella per la lettura che permette di rivelare a ciascuno la bellezza della poesia.

Nel quinto anno ci siamo approcciati al tema del condominio ed è stato allestito lo spettacolo “Un condominio particolare”. Il condominio come pretesto per parlare, non delle difficoltà e delle tensioni che pure esistono nelle coabitazioni, ma di persone che lo vivono e che, piano piano, dismettono quote di diffidenza, indifferenza, invadenza, per costruire fili di conoscenza, ironia, canzonature, balli, solidarietà, in cui ciascuno può trovare uno spazio vitale ed uscire dall’invisibilità quotidiana. E’ la scelta ardua di uscire dall’anonimato e da una porta sprangata, di provare a creare una comunità reale e non virtuale, come molte ce ne sono e il cui bisogno ha forse e comunque a che fare con la ricerca di appartenenze. Del resto, se un qualsivoglia condominio è un esempio di micro comunità, perché non darsi la possibilità di relazioni, vicinanze emotive, intrecci di storie, che possono contribuire a migliorare la vita quotidiana di ciascuno? Come in ogni contesto, la fatica di costruire un gruppo a volte ci fa desistere ancor prima di cominciare, ma alla fine si perde l’opportunità di un’avventura, che non è mai lineare ma comunque stimolante.

La finalità del progetto “Il teatro e il benessere” è creare una condizione di benessere per tutti, con la possibilità di esportare sul territorio e di condividere i benefici del fare teatro con tutta la comunità. Per un teatro di benessere, continuativo, diffuso, quotidiano e per tutti.

il programma della giornata:

  • 18:30 – 18:35: Mostra fotografica in video di Andrea Casari dal progetto “Il teatro e il benessere” 2019-2020
  • 18:35 – 18:40: Cristina Pellicioni – amministratore unico ASP Ferrara
  • 18:40 – 18:45: Cristina Coletti – assessore alle politiche sociali del Comune di Ferrara
  • 18:45 – 18.50: Franco Romagnoni – medico geriatra – direttore delle attività socio sanitarie dell’Azienda USL di Ferrara
  • 18:50 – 18:55: Domenico Giuseppe Lipani – direttore Centro Teatro Universitario di Ferrara
  • 18:55-19:05: Michalis Traitsis – regista e pedagogo teatrale di Balamòs Teatro: “Il teatro e il benessere”, un progetto trasversale
  • 19:05 – 19:40: proiezione del documentario di Marco Valentini “Il teatro e il benessere” 2019-2020
  • 19:40 – 20:10: Moni Ovadia – direttore artistico del Teatro Comunale di Ferrara
  • 20:10 – 20:15: conclusione e saluti

 

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Riceviamo e pubblichiamo



PAESE REALE
di Piermaria Romani

Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)