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Da: Organizzatori

Inaugurazione della mostra venerdì 15 novembre 2019, ore 18.00 presso Galleria Fabula Fin Art
Via Del Podestà 11 – 44121 Ferrara (FE). “Lucrezia Duchessa di Ferrara”- Impero Nigiani. A cura di Lucio Scardino. 15 novembre – 30 novembre 2019, dal martedì al sabato dalle ore 16 alle ore 19 e su appuntamento 347 7159748.

Facendo idealmente seguito a “L’inquieto Rinascimento di Lucrezia Borgia”, ampio convegno di studi che l’I.S.R. ha organizzato a fine ottobre presso Palazzo Bonacossi e in cui si è finalmente lumeggiata la figura della figlia di Papa Alessandro VI nei suoi anni ferraresi, è ora la volta di questa rassegna iconografica realizzata da Impero Nigiani. Come il convegno ottobrino, la mostra intende illustrare gli estremi anni (1502-1519), in cui Lucrezia Borgia visse a Ferrara quale moglie del duca Alfonso I d’Este. Il pittore Nigiani, classe 1937, fiorentino di residenza è da oltre un trentennio presente sulla ribalta artistica ferrarese, allestendo mostre, illustrando libri e lasciando proprie opere ad uffici e musei della provincia: ricordiamo perlomeno la Pinacoteca “Bacilieri” a Belriguardo, la collezione comunale di Portomaggiore, il Centro Civico di Pontelagoscuro. Ad una collezione pubblica è destinata anche questo ciclo “lucreziano”, composto da 15 olii su tela misuranti tutti cm 60×60: dopo la presentazione in anteprima presso “FabulaFineArt” , in coincidenza con il V Centenario della morte della Borgia a Ferrara, le opere giungeranno alla Casa dell’Ariosto posta a Stellata di Bondeno (sede del Civico Museo Archeologico), alla quale l’autore le ha generosamente destinate in dono, soprattutto per la loro valenza didattica. Componendo ancora una volta una sorta di “puzzle” (come ha fatto già per altri cicli, da “Medioevo” a “Don Chisciotte”), ovvero un caleidoscopio sapido che contamina l’Antico con il Moderno, sovrapponendo e accostando cioè notissime icone in modo alquanto originale, Nigiani conferma una sensibilità postmodern di grande presa comunicativa. Il suo universo citazionista unisce così frammenti robbiani e statuaria antica, ritratti di Pinturicchio e Tiziano, architetture ferraresi e lussureggianti vegetazioni, colombi e pavoni, telamoni e fontane, dipinti cinquecenteschi e quelli dell’ottocentesco Domenico Morelli: il maestro toscano “ritaglia” ciò che gli serve per raggiungere al meglio un’intima e efficacia. Lucrezia e i suoi parenti ferraresi (nonchè i cortigiani, come il grande Ludovico Ariosto o l’amato Pietro Bembo) rivivono così in modo espressivo e tutt’altro che piattamente accademico: e la Borgia ritrova una sua “dignità” anche sul piano della Figurazione di questo inquieto XXI secolo.

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